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Il racconto di un fiume

Ho un grillo per la Lura

Esiste ormai una metropoli infinita che si estende come una informe melassa urbana da Milano a Varese e da Como fino a Bergamo. La crescita della città ha inglobato campagne, villaggi, boschi, brughiere in modo caotico e spesso fuori da un disegno strategico, frutto più di una sommatoria di iniziative puntuali che di una genuina visione della dimensione del vivere, dell'abitare, del lavorare. Questo è il risultato di un'era di espansione e boom economico che ha consentito un benessere diffuso per le nostre genti, ma che sta depositando ai nostri figli, ai figli dei nostri figli un mondo dominato dal grigio, quello del cemento, quello delle polveri più o meno sottili, quello delle acque inquinate: loro non conoscono più il grillo, la cicala, la lucciola e forse nemmeno la formica, per non parlare dello scoiattolo, del picchio, del tasso.

Eppure, se si scende nella valle della Lura da Lomazzo, da Bregnano, Cadorago o da alcun altro dei comuni lungo il torrentello, la dimensione urbana lascia il posto ad una dimensione agreste, nel verde e nella quiete, che è ormai in via d'estinzione, almeno da queste parti. E si potranno udire persino i grilli, almeno d'estate; di notte, con un po' di fortuna, anche qualche lucciola. Lungo il fiume non vi sono strade, si può passeggiare solo a piedi o andare in bicicletta. Il miracolo del silenzio e della pace può prendere il sopravvento per un attimo, almeno. Ci sono boschi di querce e di robinie, ci sono lembi di pineta silvestre (a Guanzate e Bulgarograsso); ci sono campi coltivati e colline moreniche: c'è un lembo dell'alta pianura lombarda che si conserva per le future generazioni, quale corridoio ecologico, trama d'unione, fra il Parco regionale delle Groane e il Parco regionale Pineta di Appiano Tradate.

Per venti chilometri del suo percorso e quasi 1.930 ettari di superficie, il territorio della Lura è protetto da dieci Comuni lombardi quale Parco locale d'interesse sovraccomunale (l'acronimo è "Plis"): otto sono in provincia di Como, due in Provincia di Varese, e due nella Città metropolitana di Milano, da Guanzate fino a Garbagnate Milanese. Non vi è stata nessuna imposizione dall'alto, non dallo Stato, non dalla Regione, nemmeno dalle Provincie, solo una libera scelta delle amministrazioni: nove di queste stavano già cooperando per la depurazione delle acque di fognatura, nella loro società di servizi Lura Ambiente S.p.A.

Ciascun Comune ha deliberato il proprio stralcio del piano attuativo per dare regole certe al Parco, secondo un disegno strategico e condiviso. Ed insieme hanno formato un ente gestore sotto forma di Consorzio, facendo virtù dei singoli limiti finanziari, attraverso la coniugazione degli sforzi; hanno investito del proprio per intercettare diversi contributi dalla Regione, dalle Provincie e dalle Fondazioni bancarie. Insieme hanno dimostrato che, per fare sistema e raggiungere obiettivi di sostenibilità, non occorrono i carrozzoni: con uno staff di tre persone in organico e una piccola sede nel paesetto di Caslino al Piano, dal 2000 hanno investito oltre quattro milioni di euro per fare i percorsi, le aree di parco attrezzato, i rimboschimenti, le sistemazioni ambientali; e sono in corso investimenti ulteriori per oltre sedici milioni euro.

In pochi anni, il parco oggi dispone di una rete di oltre 35 chilometri di piste in calcestre che consentono di percorrere quasi tutta la valle; diversi Comuni hanno fatto uno sforzo aggiuntivo, acquisendo buona parte dei terreni, così il Consorzio ha potuto rimboschirli, realizzare i prati per la libera ricreazione e i percorsi ciclabili per le passeggiate o per il jogging. Saronno ha così, finalmente, il proprio grande parco territoriale. C'è persino un grande prato verde, lungo come due campi di calcio messi in fila, completati da una arena dove si possono organizzare grandi eventi ricreativi che la gente acclama a gran voce. A Lainate c'è il nuovo parco della Rosa camuna e a Caronno quello di via Europa. Per scorgere lo scoiattolo, individuare il ghiro, il moscardino o il,picchio verde, il Consorzio ha recuperato un vecchio, delizioso roccolo nei boschi della Pioda fra Cermenate e Cadorago. Un luogo che era nato per far polenta e uccelli, è oggi dedicato all'educazione ambientale per le giovani generazioni.

Il Parco Lura è un cantiere permanente; ogni anno, con la pazienza delle formiche, accompagnando le cicale che cantano, il Consorzio mette in cantiere una nuova iniziativa, lungo il percorso della sistemazione del territorio. Di recente, per esempio, è stato aperto un sottopassaggio che supera la trafficata "Novedratese", pesante barriera posta a metà parco. Oggi dal centro di Saronno si può raggiungere il centro di Cadorago, praticamente per intero lungo piste ciclabili e sentieri.

Il Parco è per metà boschi e per metà campi seminati; non è una foresta vergine e nemmeno una riserva naturale. E' un territorio interamente coltivato e governato dagli agricoltori e dai boscaioli che vi traggono sostentamento. Con loro il Consorzio sta costruendo un rapporto dialettico di rispetto reciproco e di mutuo sostegno. L'ambiente ha necessità del loro lavoro, affinché il territorio agronaturale possa essere presidiato e non divenire facile preda del partito del mattone; ma l'agricoltore ha necessità di reggere le sfide di un mercato sempre più difficile e aggressivo, dove l'apertura delle frontiere e l'orientamento dei sostegni comunitari ad est ha reso i nostri terreni non più competitivi. Quindi occorrono nuovi modelli agronomici, più attenti al mercato interno, alla produzione di nicchia e di qualità, all'offerta di servizi diretti al cittadino. In particolare su quest'ultimo terreno il Parco può aiutare e aiuta gli imprenditori agricoli più sensibili e attenti ad aprirsi al territorio, offrire ospitalità alla gente, aiutare a mantenere i percorsi, ripulire i boschi e il fiume. 

Certo, non tutto è rosa e fiori; i problemi esistono e sono rilevanti, primi fra tutti quelli che riaguardano la qualità delle acque, nonostante siano tornati i pesci e si vedano le anitre e le gallinelle d'acqua.

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il fiume vive

fiume o torrente?

Come sono le acque del Lura

I metodi di campionamento sul fiume 

Il torrente Lura appare troppo spesso un rigagnolo colorato e maleodorante; per contro, quando piove troppo, cambia umore, tracima e allaga quartieri interi e città. Là dove c'era il terreno drenante (nelle conche moreniche), si sono fatti capannoni e centri commerciali; la città infinita ha scaricato sempre più acqua nelle fogne, sottraendola alle falde e gettandola inquinata nel fiume. La rete fognaria esistente e i sistemi di depurazione non reggono più la quantità di liquami in arrivo quando piove troppo.

Morale: quando non piove le falde che alimentavano le sorgenti del fiume sono asciutte, perché nei luoghi del naturale drenaggio oggi si parcheggia l'automobile e si va a fare la spesa. Il fiume è così alimentato solo dai reflui dei depuratori. Anche se sono conformi alle leggi di tutela della acque, anziché diluirsi in un corposo torrente, finiscono in un alveo in secca. Ecco perché la Lura è maleodorante e colorata. Se invece piove appena un po' di più del normale, proprio perché mancano le aree del drenaggio naturale, tutta quell'acqua piovana finisce direttamente nel torrente, insieme all'altra raccolta dalla città infinita. E la Lura scoppia: chi abita lì vicino va sott'acqua. 

Non c'è una ricetta univoca e semplice per risolvere questi problemi; in buona sintesi, occorre ridare le acque al fiume nei periodi di siccità, mentre, quando piove troppo, occorre trattenerle in vasche di laminazione o in lanche seminaturali. Ma non è facile e tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare; un mare di risorse finanziarie, un mare di competenze amministrative, un mare di ostacoli tecnici e geografici talvolta insormontabili. E quindi ci vogliono molte capacità progettuali che sappiano coniugare tecnologia a tutela ambientale e soprattutto molta buona volontà per uscire dal proprio particolare, cogliere la visione del globale e affrontare insieme ogni problema: per sé stessi, per la propria comunità, per le future generazioni.

Il Consorzio Parco Lura, con i rappresentanti dei dodici comuni e con i suoi due funzionari, ci sta provando ed oggi si comincia a vedere il risultato.

Un primo importante risultato è stato conseguito; la Regione Lombardia ha riconosciuto nel Plis Lura il soggetto a cui affidare gli interventi di risanamento idraulico nel sottobacino; in altre parole ha visto nel piccolo Consorzio la capacità e la voglia di fare bene, affidandogli le risorse per un progetto pilota, che si sta realizzando fra Lomazzo e Bregnano: e lo sta mostrando come caso di studio a livello nazionale, attorno al quale è stata costruita anche parte della nuova normativa per l'invarianza idraulica degli interventi urbani.

Prospettive incoraggianti per un futuro all'insegna della sostenibilità.

Buona passeggiata nel silenzio della valle, a risentire i grilli.

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