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Il Comasco, dai bachi da seta ai tessuti pregiati

Dal Moro al morone, dalla seta al cotone

"Moro! Moro!" acclamava la folla meneghina al passaggio del Duca di Milano Ludovico Maria Sforza. Siamo a cavaliere tra 'Quattrocento e 'Cinquecento, quando il Medioevo stava facendosi Età Moderna. Ludovico si crogiolava ad udire tali acclamazioni, l'adulazione era sua vanità. L'uomo era scuro di carnagione ("più sozo de li altri" ebbe a dire la madre Bianca Maria Visconti alla nascita) e quindi l'appellativo gli calzava, tuttavia ciò che lo rendeva più orgoglioso era di aver sviluppato alla grande (come si direbbe oggi) la coltura del Morone, cioè del gelso, e con essa l'industria serica.

Sotto il Moro il Ducato era divenuto caput mundi per la produzione di broccati e sete pregiate da esportare per ogni dove, più della Serenissima Repubblica Veneta; insomma era la capitale del fashion.

Se qualcuno avesse un dubbio a riguardo, basta che si rechi al Castello Sforzesco a vedere la Sala delle Asse: qui Ludovico commissionò a Leonardo da Vinci un trompe d'oeil a 360°, soffitto compreso, dove il visitatore fosse catapultato in un immaginario paesaggio lombardo del tempo, deliziato da un magnifico pergolato che si chiede al centro con il proprio araldo ducale. Pergolato rigorosamente di Gelso: Moro! Moro!

Per la verità i primi bozzoli furono introdotti nelle campagne lombarde già da Gian Galeazzo Visconti nella prima metà del XV secolo (ma pare fossero presenti anche prima). Il fratello e predecessore di Ludovico, Galeazzo Maria, promulgò un editto per cui era fatto obbligo di impiantare filari di gelso in tutti i campi e di avviare la bachicoltura per favorire la crescita di produzione serica.


Lo sviluppo delle filande, dapprima all'interno delle cascine, poi via via in forma più strutturate, fino a divenire industria, trovò nel distretto comasco il terreno fertile per svilupparsi: forse perché già da tempo nell'alta pianura lombarda l'attività tessile aveva forti radici (si pensi anche alla produzione di lane e di fustagno).

Nel Comasco si sviluppò, sin dagli Sforza e poi nei secoli successivi una grande scuola d'arte nella produzione di tessuti e di broccati. Sotto dominazione spagnola è assai probabile che arrivarono dalle Americhe le navi cariche di cotone, sicché vi fu la capacità di affiancare alla coltura del baco anche l'attività cotoniera. La rivoluzione industriale fu chiave di volta per imporre il distretto del tessuto d'alta qualità nel mondo.

A Cassina Rizzardi, Comune del Parco, Luigi Lambertenghi nel 1815 introdusse la prima filanda a vapore della Lombardia. In tutto il XIX secolo filande furono attivate per ogni dove fra Milano e Como. Il boom industriale del secondo Novecento ha permesso di trasformare una produzione ancora di tipo artigianale in grandi imprese del tessuto, i cui marchi hanno attraversato i mercati di tutto il continente. L'arrivo del mondo globale ha tuttavia sottratto la competitività al Comasco, a favore di distretti d'oriente dove la capacità produttiva è immensamente superiore per dimensione e la mano d'opera è sottopagata rispetto agli standard occidentali. Rimane ancora da noi viva e vivace una scuola d'alta qualità e quella creatività tutta italiana che dobbiamo preservare gelosamente come nostra ricchezza e patrimonio. 

Il Parco del Lura cuce come un filamento verde il distretto Comasco (e Saronnese). Attorno all'area protetta si trovano molti segni di quella coltura e cultura materiale che fu la ricchezza di questo territorio e sarebbe bene che tornasse ad esserlo.

Nelle pagine a seguire, raccontiamo di diversi opifici e attività tessili oggi dismessi che costellano il Parco.

Ludovico il Moro e Beatrice d'Este nella Pala Sforzesca a Brera
Ludovico il Moro e Beatrice d'Este nella Pala Sforzesca a Brera
si notino i fini broccati di cui sono adornati i Duchi, la Madonna e i Vescovi
(foto di PR Lura)
impianto di gelsi e mais
impianto di gelsi e mais
(foto di Fabio Lopez)
Castello Sforzesco - Leonardo da Vinci - sala delle Asse
Castello Sforzesco - Leonardo da Vinci - sala delle Asse
pergolato di moroni dipinti sulla volta della sala; al centro l'araldo Sforza di Ludovico il Moro
(foto di Fabio Lopez)
Delizioso codice miniato, panegirico del Moro, con l'albero alla destra e alla sinistra Ludovico il Moro che redarguisce il nipote Gian Galeazzo giovane Duca di Milano
Delizioso codice miniato, panegirico del Moro, con l'albero alla destra e alla sinistra Ludovico il Moro che redarguisce il nipote Gian Galeazzo giovane Duca di Milano
Ludovico rappresenta sé stesso con l'albero della seta, e si fa declamare MORO! MORO! dai suoi sudditi
(foto di PR Lura)
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